L’Unione Europea, con la recente approvazione della legge sul ripristino della natura da parte del Consiglio dei Ministri dell’Ambiente, si avvia a realizzare misure di recupero significative per almeno il 20% delle zone terrestri e marine dell’UE entro il 2030, estendendo il processo a tutti gli ecosistemi necessitanti di ripristino entro il 2050.

La nuova legge, nonostante abbia suscitato qualche contestazione, è ambiziosa e fondamentale per la lotta contro il cambiamento climatico. Impone obiettivi giuridicamente vincolanti per il ripristino della natura, coprendo una gamma di ecosistemi che vanno dai terreni agricoli e forestali agli ecosistemi marini, d’acqua dolce e urbani.
Con questa mossa, l’Unione Europea dimostra la sua ferma intenzione di rispondere alla crisi climatica ed ecologica che stiamo affrontando. La legge sulla rigenerazione della natura è un grande passo avanti verso un futuro più verde e sostenibile.

Il ripristino degli ecosistemi naturali è di vitale importanza.

Negli ecosistemi terrestri, sia agricoli che forestali, è fondamentale ripristinare la salute del suolo, incrementare la biodiversità e riportare i terreni a un equilibrio naturale. Anche gli ecosistemi marini necessitano di un impegno analogo: la loro salvaguardia e il loro ripristino sono essenziali per il mantenimento della biodiversità marina e per la lotta contro i cambiamenti climatici. Analogamente, gli ecosistemi d’acqua dolce, spesso trascurati, richiedono interventi mirati, dato il loro ruolo cruciale nel sostenere la vita di numerose specie animali e vegetali.

Nell’ambito dell’ambiente urbano, l’importanza del ripristino della natura e la sua integrazione nella vita cittadina sono elementi fondamentali.

Le città, spesso dominate da cemento e acciaio, possono trarre enormi benefici da un aumento degli spazi verdi e dall’adozione di infrastrutture sostenibili.
La creazione di spazi verdi, come parchi, giardini verticali, tetti verdi, orti urbani e corridoi verdi, non solo aumenta la qualità della vita, ma offre anche una serie di benefici ambientali. Le aree verdi nelle città migliorano la qualità dell’aria assorbendo le emissioni di CO2, riducono le temperature urbane attraverso il processo di evapotraspirazione, creano habitat per la fauna selvatica e offrono importanti opportunità ricreative e di benessere per i residenti. Questi spazi rappresentano veri e propri polmoni verdi, in grado di contrastare l’inquinamento atmosferico e sonoro, oltre che di favorire il benessere psicofisico dei cittadini.

Le infrastrutture sostenibili, dall’altro lato, rappresentano un altro tassello fondamentale nella creazione di ecosistemi urbani sostenibili. Queste includono, tra le altre, costruzioni a basso consumo energetico, sistemi di raccolta e riutilizzo delle acque piovane, pannelli solari e reti di trasporto pubblico efficienti. Queste infrastrutture mirano a ridurre l’impatto ambientale delle città, promuovendo l’uso efficiente delle risorse e l’adozione di fonti di energia rinnovabile.

Il ripristino della natura nelle aree urbane e la promozione di uno stile di vita sostenibile non sono solo cruciali per la lotta contro il cambiamento climatico, ma costituiscono anche un impegno imprescindibile per la costruzione di un futuro sostenibile e resiliente. Il contesto urbano, pertanto, riveste un ruolo chiave nel raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità ambientale, dimostrando come sia possibile vivere in simbiosi con la natura anche nelle aree più densamente popolate del pianeta.

Nonostante il voto favorevole di 21 Paesi, l’Italia insieme a Polonia, Belgio, Paesi Bassi, Austria, Finlandia e Svezia ha espresso contrarietà all’orientamento generale. Il ministro italiano dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto, pur riconoscendo cruciale il regolamento, ha evidenziato l’importanza di un equilibrio tra obiettivi, fattibilità e rischi.

Il ministro Pichetto ha sottolineato l’importanza di un regolamento efficace e sostenibile per tutte le categorie interessate, compresi settori come l’agricoltura e la pesca, spesso al centro dei dibattiti sull’ambiente. L’Italia, ha affermato, si impegna a lavorare per un testo legislativo che possa essere efficace e attuabile, pur mantenendo la portata innovativa del regolamento, assicurando così la necessaria flessibilità agli Stati membri (qui il comunicato stampa).

Tuttavia, le preoccupazioni dell’Italia riguardano anche le deroghe sulle energie rinnovabili, gli obiettivi di ripopolamento dell’avifauna e, in particolare, le risorse finanziarie necessarie per mettere in atto la legislazione.

Entrambe le proposte saranno discusse dal Parlamento europeo e dal Consiglio, seguendo la procedura legislativa ordinaria.

Dopo l’adozione, l’impatto sul terreno sarà graduale: le misure di ripristino della natura devono essere messe in atto entro il 2030, mentre gli obiettivi sui pesticidi dovrebbero essere raggiunti entro lo stesso anno.

Questo è un momento critico per l’Europa e il mondo. Il voto del Parlamento Europeo è previsto per metà luglio e, con esso, la prospettiva di un futuro più verde e sostenibile per tutti noi.