Le alghe potrebbero diventare un elemento comune nei vostri piatti nei prossimi anni.
Con l’aumento della popolazione globale e il conseguente bisogno di proteine, le alghe potrebbero diventare un alimento di base. Esse offrono significativi benefici nutrizionali e possono essere coltivate in maniera più sostenibile rispetto agli attuali sistemi agricoli.
Questi sono i risultati di un nuovo studio pubblicato su Frontiers in Nutrition. Diretto da ricercatori dell’Università della California, San Diego, lo studio presenta le alghe come il “superfood sostenibile” del futuro. Fino ad ora, le alghe sono state principalmente studiate per il loro potenziale come biocarburante, ma i ricercatori stanno cominciando a considerarle come una preziosa fonte di cibo.
Il Dr. Stephen Mayfield, uno dei coautori dello studio e direttore del California Center for Algae Biotechnology, ha dichiarato in un comunicato stampa: “Molti di noi conoscono il potenziale delle alghe come alimento da anni, e abbiamo lavorato su di esse come fonte di cibo, ma ora, con i cambiamenti climatici, la deforestazione e una popolazione di otto miliardi di persone, la maggior parte delle persone si rende conto che il mondo deve semplicemente diventare più efficiente nella produzione di proteine“.
Le alghe comprendono una vasta gamma di organismi acquatici: dalle alghe giganti e le alghe marine, ai microscopici organismi unicellulari. Questo studio, nello specifico, si concentra sulla coltivazione di microalghe, riferendosi allee migliaia di specie di alghe microscopiche e altri organismi fotosintetici, o come i cianobatteri trovati in vari ambienti acquatici.

Le alghe sono incredibilmente nutrienti.

Il loro contenuto proteico può variare dal 27% al 70% (per riferimento, le uova sono circa il 13%, la media della carne è circa il 22%) ed è altamente digeribile. Contengono abbondanti vitamine e minerali, oltre a tutti gli amminoacidi essenziali richiesti per la dieta umana. Sono un’eccellente fonte di acidi grassi omega-3, attualmente presenti nel pesce. Interessante il fatto che può essere utilizzato semplicemente come una proteina allo stato grezzo, o “in bulk. Ad oggi, la principale fonte di questa proteina è la soia, ampiamente utilizzata per arricchire diversi tipi di prodotti e incrementarne il contenuto proteico. Pensiamo, ad esempio, alle barrette proteiche o a qualsiasi altro alimento trasformato che necessita di un apporto proteico più elevato.
Oltre a questi, esistono anche cibi specifici come gli spaghetti arricchiti con alghe, già disponibili sul mercato. Un altro esempio potrebbe essere la proteina di alghe testurizzata, progettata per emulare proteine animali come quelle del pollo o del manzo. Attualmente, per ottenere questo risultato, si utilizzano prevalentemente proteine di soia e di piselli, ma non è difficile immaginare come queste possano essere sostituite efficacemente con proteine derivate dalle alghe.

Le alghe alla prova del mercato

Certo sarà più difficile convincere un pubblico scettico che mangiare alghe possa essere una buona idea, anche se probabilmente è più attraente degli insetti, anch’essi promossi come una soluzione proteica amica del clima. Va detto che le alghe sono già ampiamente utilizzate come cibo in molte culture, soprattutto in Giappone e in Asia. Le alghe possono essere un alimento molto sano, ma non abbiamo una storia di consumo. Possiamo però sperare che una volta che le persone le avranno provate, potrebbero imparare ad apprezzarle. Di certo, come moltissimi studi sulla salute alimentare ci mostrano, dobbiamo ridurre la quantità di carne rossa animale che mangiamo, e le alghe potrebbero essere un ottimo modo per introdurre proteine vegetali salutari nelle nostre diete. Chissà come andrà?

Un futuro sostenibile grazie alle alghe

Una ricerca del 2014 che ha scoperto che “le alghe possono produrre annualmente 167 volte più biomassa utile rispetto al mais, utilizzando la stessa quantità di terreno“. Alcuni modelli prevedono che “gli attuali ceppi di alghe potrebbero potenzialmente sostituire il 25% del consumo di proteine in Europa e il 50% del consumo totale di olio vegetale, se coltivate su terreni disponibili che attualmente non sono utilizzati per le colture tradizionali“.
Alcuni ceppi di alghe possono addirittura crescere in acqua salata o salmastra, e persino nelle acque reflue delle fattorie, e possono essere prodotte in una serie di luoghi, da stagni all’aperto a biorreatori sopraelevati, e possono anche essere coltivate in serbatoi di fermentazione, come si fa oggi con il lievito. Insomma le opzioni per la produzione di alghe sono diverse. Sopratutto, rispetto alle colture tradizionali come il mais e la soia, la coltivazione delle alghe richiede molto meno acqua per tonnellata di biomassa prodotta.

Le alghe potrebbero essere un valido sostegno alla sostenibilità ambientale, e al benessere delle persone. Ci vuole tempo, anche se spesso ci pare che di tempo non ne è rimasto ancora molto.