
Ogni nostra azione porta con sé delle conseguenze. Vale per tutte le cose, per tutte le scelte che facciamo. E la cosa vale anche per il nostro rapporto con l’ambiente e la misura di quanto siamo, o potremmo essere, sostenibili nel nostro vivere.
Si chiama Impronta Ecologica: un modo di pensare, di essere, di vivere. Soprattutto di gestire la nostra relazione con il Pianeta.
Dunque, cos’è l’impronta ecologica
L’impronta ecologica è un indicatore che misura quanto un individuo, una comunità, un’organizzazione o un paese consuma in termini di risorse naturali e come questo consumo incide sull’ambiente. Si tratta di un’unità di misura che esprime quanta superficie di terra o di acqua è necessaria per sostenere uno stile di vita o un modello di produzione.
In particolare, l’impronta ecologica tiene conto di vari fattori, tra cui:
- Consumo di cibo: quanta terra è necessaria per produrre il cibo che consumiamo.
- Consumo energetico: quanta terra è necessaria per fornire l’energia che utilizziamo (ad esempio, per il riscaldamento, l’elettricità, i trasporti, ecc.).
- Uso dell’acqua: quanta acqua consumiamo direttamente (ad esempio, per bere, lavare, ecc.) e indirettamente (ad esempio, per la produzione di cibo e altri beni).
- Gestione dei rifiuti: quanto spazio è necessario per smaltire i rifiuti che produciamo.
- Utilizzo delle infrastrutture: quanta terra è occupata dalle strade, dai ponti, dai palazzi e da altre costruzioni.
L’obiettivo dell’impronta ecologica è di aiutare a capire quanto stiamo sfruttando l’ambiente e a quali risorse stiamo attingendo più intensamente. Questa comprensione può poi guidare azioni per ridurre l’impatto ambientale e promuovere la sostenibilità.
Da dove nasce il concetto di ‘impronta ecologica
Il concetto di impronta ecologica è stato introdotto per la prima volta negli anni ’90 dai ricercatori William Rees e Mathis Wackernagel, presso l’Università della British Columbia, in Canada. Il loro obiettivo era trovare un modo per quantificare l’impatto umano sull’ambiente in modo comprensibile e concreto.
Il concetto si basa sull’idea che ogni individuo, comunità o nazione utilizza una certa quantità di risorse naturali per sostenere il proprio stile di vita e produce una certa quantità di rifiuti. Questa “impronta” può essere quantificata in termini di superficie terrestre o acquatica necessaria per fornire queste risorse e per assorbire i rifiuti.
L’impronta ecologica è un modo di misurare la domanda umana rispetto alla capacità del pianeta di fornire risorse e servizi ecologici. Se la nostra impronta ecologica supera la capacità della Terra di rigenerare le risorse e di assorbire i rifiuti, stiamo vivendo in modo non sostenibile.
Dal suo inizio, il concetto di impronta ecologica è diventato uno strumento ampiamente utilizzato per analizzare la sostenibilità ambientale a vari livelli, da quello individuale a quello globale. Viene utilizzato sia per la ricerca accademica che per l’elaborazione di politiche, e per sensibilizzare l’opinione pubblica sulle questioni ambientali.
Come si calcola l’impronta ecologica
Il calcolo dell’impronta ecologica è un processo complesso che richiede di prendere in considerazione molteplici fattori. In genere, questo processo si basa su statistiche dettagliate sul consumo di risorse e sulla produzione di rifiuti. Qui è un breve riassunto dei passaggi chiave:
- Identificazione delle categorie di consumo: Queste includono cibo, alloggio, trasporto, beni e servizi. Ad esempio, per il cibo, si considera quanto cibo viene consumato e quale tipo (carne, vegetali, cereali, ecc.).
- Quantificazione del consumo nelle categorie selezionate: Per esempio, si può quantificare quanta energia viene consumata in un’abitazione o quanti chilometri vengono percorsi in auto.
- Conversione del consumo in area biologicamente produttiva necessaria per sostenere quel consumo: Questo passaggio è basato su vari coefficienti che rappresentano la produttività biologica media di diverse tipologie di terreno (ad esempio, terreni agricoli, pascoli, foreste). Ad esempio, se si consuma una certa quantità di carne, si può calcolare quanta area di pascolo è necessaria per produrre quella carne.
- Aggiunta delle aree calcolate: L’aggiunta di tutte queste aree dà l’impronta ecologica totale.
- Confronto dell’impronta ecologica con la biocapacità: La biocapacità è l’area biologicamente produttiva disponibile per fornire le risorse che utilizziamo e per assorbire i nostri rifiuti. Se l’impronta ecologica è maggiore della biocapacità, allora stiamo consumando risorse più velocemente di quanto la Terra possa rigenerarle, il che non è sostenibile nel lungo termine.
Esiste un’unita di misura dell’impronta ecologica
L’unità di misura dell’impronta ecologica è l’ettaro globale (gha, dall’inglese global hectare). Un ettaro globale rappresenta un ettaro di superficie terrestre o acquatica con una produttività biologica media. Questa unità di misura consente di comparare le diverse tipologie di superfici in termini di produttività. Per esempio, un ettaro di foresta avrà una produttività biologica superiore rispetto a un ettaro di deserto.
Quando calcoliamo l’impronta ecologica di una persona, una città o una nazione, sommiamo tutti gli ettari globali necessari per fornire le risorse che consuma e per assorbire i rifiuti che produce.
Per mettere le cose in prospettiva, si stima che la capacità biologica media della Terra per persona sia di circa 1,7 ettari globali. Tuttavia, l’impronta ecologica media per persona nel mondo è di circa 2,7 ettari globali, il che indica che stiamo consumando risorse più velocemente di quanto il pianeta possa rigenerarle, un fenomeno noto come Overshoot Ecologico.
L’ineguaglianza nell’impronta ecologica tra le diverse regioni del mondo
L’impronta ecologica pro capite varia notevolmente a seconda del paese o della regione. In generale, i paesi più ricchi tendono ad avere un’impronta ecologica pro capite più grande rispetto ai paesi più poveri. Questo è dovuto a diversi fattori, tra cui livelli più elevati di consumo, un maggiore utilizzo di tecnologie intensive in termini di risorse e stili di vita più orientati verso il consumo. Ad esempio, gli Stati Uniti, l’Australia e il Canada hanno alcune delle impronte ecologiche pro capite più alte del mondo. Al contrario, molti paesi dell’Africa subsahariana hanno impronte ecologiche molto più basse.
Questo non significa che le persone nei paesi più ricchi siano “peggiori” dal punto di vista ambientale. Piuttosto, evidenzia l’importanza del contesto socio-economico nel determinare l’impronta ecologica e sottolinea la necessità di soluzioni che affrontino sia la povertà che la sostenibilità ambientale.
Impronta ecologica e agenda 2030
L’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, adottata dalle Nazioni Unite nel 2015, non menziona esplicitamente il concetto di “impronta ecologica”. Tuttavia, il concetto è implicitamente legato a molti dei 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDG) che formano l’Agenda 2030.
Molti di questi obiettivi sono direttamente correlati al concetto di impronta ecologica. Ad esempio:
- L’Obiettivo 12, che mira a garantire modelli di consumo e produzione sostenibili. Ciò implica ridurre l’impronta ecologica attraverso pratiche come il riciclo, la riduzione dei rifiuti, l’uso efficiente delle risorse e l’adozione di stili di vita sostenibili.
- L’Obiettivo 13 riguarda l’azione per il clima, inclusa la riduzione delle emissioni di gas serra, che sono un importante componente dell’impronta ecologica.
- L’Obiettivo 15, mira a proteggere, ripristinare e promuovere l’uso sostenibile degli ecosistemi terrestri. Questo include la riduzione della deforestazione, che è un fattore chiave nell’impronta ecologica.
In conclusione, anche se l’Agenda 2030 non menziona esplicitamente l’impronta ecologica, molti dei suoi obiettivi implicano una riduzione dell’impronta ecologica per raggiungere uno sviluppo sostenibile.
Comportamenti per ridurre la loro impronta ecologica
Ridurre l’impronta ecologica richiede cambiamenti di comportamento in molteplici aspetti della vita quotidiana. Ecco alcuni modi in cui le persone possono contribuire:
- Ridurre il consumo di risorse: Questo può includere il risparmio energetico (ad esempio, spegnendo le luci quando non sono necessarie, utilizzando elettrodomestici ad alta efficienza energetica), la riduzione del consumo di acqua e la scelta di prodotti con meno imballaggi.
- Adottare una dieta più sostenibile: La produzione di carne, in particolare, ha un grande impatto sull’ambiente. Ridurre il consumo di carne e di prodotti di origine animale e preferire alimenti di stagione e locali può fare una grande differenza.
- Ridurre, riutilizzare e riciclare: Questi tre “R” sono fondamentali per minimizzare la produzione di rifiuti. Questo può includere il riciclo di carta, vetro, plastica e metallo, la riutilizzazione di oggetti anziché buttarli via e l’acquisto di prodotti usati o ricondizionati.
- Utilizzare il trasporto sostenibile: Ciò può includere l’utilizzo di mezzi di trasporto pubblici, la bicicletta o il camminare anziché guidare, e la scelta di veicoli elettrici o ibridi.
- Supportare l’energia rinnovabile: Dove possibile, si potrebbe scegliere di utilizzare energia proveniente da fonti rinnovabili, come l’energia solare o eolica, o scegliere fornitori di energia che investono in fonti rinnovabili.
- Piantare alberi e creare spazi verdi: Gli alberi assorbono l’anidride carbonica, uno dei principali gas serra, contribuendo a ridurre l’impronta di carbonio.
- Educazione e sensibilizzazione: Infine, è importante educare se stessi e gli altri sull’importanza della sostenibilità e su come ridurre l’impronta ecologica.
Ricorda, ogni piccolo cambiamento conta. Non è necessario fare tutto in una volta, ma ognuno di noi può fare piccoli passi verso uno stile di vita più sostenibile.
Esempi concreti che si possono mettere in pratica per ridurre l’impronta ecologica nella vita di tutti i giorni
Certo, ecco alcuni esempi di azioni concrete che ognuno può mettere in pratica per ridurre la propria impronta ecologica:
- Ridurre il consumo di carne: La produzione di carne è molto intensiva in termini di risorse e produce una grande quantità di gas serra. Ridurre il consumo di carne può avere un impatto significativo sull’impronta ecologica.
- Usare meno acqua: Ci sono molte opportunità per risparmiare acqua in casa, come fare docce più brevi, riparare i rubinetti che perdono e usare l’acqua piovana per irrigare il giardino.
- Ridurre, riutilizzare, riciclare: Questo può includere azioni come usare prodotti riutilizzabili invece di monouso (ad esempio, borse della spesa riutilizzabili), donare o vendere oggetti non più necessari invece di buttarli via, e riciclare quanto più possibile.
- Limitare l’uso di energia: Spegnere le luci quando non sono necessarie, utilizzare elettrodomestici ad alta efficienza energetica, isolare la casa e utilizzare fonti di energia rinnovabile, come il solare, possono ridurre notevolmente il consumo di energia.
- Preferire i trasporti pubblici, la bicicletta o camminare: Evitare l’uso dell’auto quando possibile può ridurre notevolmente l’emissione di gas serra. Se devi guidare, considera l’acquisto di un’auto elettrica o ibrida.
- Comprare localmente: Acquistare prodotti locali riduce l’impronta di carbonio associata al trasporto di merci da luoghi lontani. Inoltre, sostiene le economie locali.
- Evitare gli sprechi di cibo: Pianificare i pasti, fare una lista della spesa e conservare correttamente il cibo può aiutare a ridurre gli sprechi.
Ricorda, nessuno può fare tutto, ma tutti possono fare qualcosa. Anche piccoli cambiamenti nel nostro comportamento quotidiano possono sommarsi per avere un grande impatto sulla nostra impronta ecologica.
Insegnare il valore nell’impronta ecologica nelle scuole
Che ci sembra il miglior auspicio per concludere.
L’importanza dell’impronta ecologica dovrebbe essere effettivamente insegnata nelle scuole. È fondamentale per aiutare i giovani a comprendere come le nostre azioni quotidiane influenzano l’ambiente e a cosa possiamo fare per minimizzare il nostro impatto.
Insegnare l’impronta ecologica nelle scuole può fornire ai giovani le competenze e le conoscenze necessarie per prendere decisioni informate e responsabili. Può aiutare a promuovere comportamenti sostenibili, come il riciclaggio, la riduzione del consumo di risorse, l’adozione di una dieta più sostenibile, l’uso di mezzi di trasporto più ecologici e molto altro.
Oltre a ciò, l’educazione ambientale nelle scuole può favorire un approccio più sistemico e critico alle questioni ambientali, compresi i limiti del nostro pianeta e la necessità di uno sviluppo sostenibile.
Ricordiamo che la comprensione dell’impronta ecologica non riguarda solo la conoscenza dei dati scientifici, ma richiede anche una riflessione sulle nostre scelte di vita e sui nostri valori. In questo senso, l’educazione all’impronta ecologica può anche contribuire a formare cittadini più consapevoli e responsabili.
Foto Credit: Grant Durr – Unsplash